Avere un figlio con difficoltà non deve essere un calvario di coppia
Una mamma e un babbo che si innamorano e diventano famiglia hanno il diritto di essere felici e di godersi il proprio figlio e figlia, oltre che i loro interessi e procedere nella loro crescita nel mondo del lavoro.Sono sogni cui nessuno dovrebbe rinunciare. Talvolta nel crescere tuo figlio accade che scopri che abbia delle fragilità.
Questo articolo è anche per informare chi non ha nella sua famiglia tali fragilità, ma potrebbe conoscere una famiglia o un compagno di classe di un figlio/a.
PS -facciamo un accordo di semplicità- parlerò al maschile solo perchè odio mettere gli * ma nella mia mente ci sono tutti.
Cosa intendo con fragilità? Sono delle loro caratteristiche particolari, alcune evidenti che si vedono a colpo d’occhio all’interno della scuola o all’interno di spazi come sport, i giardini altre più mimetizzate.
I bambini con delle fragilità hanno dei comportamenti che le esprimono, che non sempre sono comprensibili al volo e così vengono scambiati per birboni, irrequieti, svogliati, capricciosi…quando sembrano in altri casi evidenti vedo che vengono interpretati con troppa velocità (ad esempio se c’è una diagnosi di disabilità o una certificazione).
Alcuni dei più comuni comportamenti che si osservano:
- Un figlio che diventa ipercinetico perchè qualcosa non è andato nel modo giusto.
- Un figlio che grida qualcosa di incomprensibile e diventa aggressivo.
- Qualcuno si rosicchia le unghie a sangue, qualcuno si tagliuzza i pantaloni o un quaderno o un libro.
- Esplosioni di rabbia perchè il compagno di banco gli ha detto che la sua penna è meno bella o perchè hanno preso un brutto voto.
- Oppure non reggono la frustrazione di aver dimenticato a casa un quaderno.
Da qui, esplosioni forti, bambini che si nascondono sotto il tavolo, ragazzini che sbattono le porte o che tremano durante le interrogazioni, così tanto da mettere una certa angoscia all’insegnante.
Ci sono poi quelli che piangono, con pianti a dirotto.
Ci sono fragilità che però non si possono ricondurre a diagnosi, perchè molto spesso sono legate a momenti di passaggio, a momenti evolutivi dove il tuo bambino, per qualche motivo, non riesce a fare quel salto di soglia, di qualità e di crescita e vive, magari, un corpo che cresce e un’emotività troppo infantile.
Tutte queste infinite sfumature ti fanno sentire in colpa, poi impotente e infine nel caos.
Questo disagio che vivi ricade in famiglia provocando discussioni e malesseri.
In queste situazioni invece è necessario che tu sia lucido e lucida.
Avere un figlio con difficoltà non deve essere un calvario di coppia
Tutti noi siamo complessi, qualcuno in modo più evidente e per questo necessiti di aiuto per mettere a fuoco il bisogno (e anche il funzionamento) di tuo figlio e capire come usare le tue risorse.
Se queste fragilità sono osservate nella scuola bisogna lavorare in team, altrimenti non accade niente di positivo.
Accade solo che voi iniziate ad essere chiamati dalla scuola (prima le note, poi le chiamate, l’essere bloccati sulla porta della scuola) che ti trasformano in un contenitore di preoccupazioni e di frustrazione.
NB. Se ti fanno le osservazioni sui vostri figli davanti ai vostri figli, mi raccomando, imputatevi a non ascoltare, e a portarlo via.
Tutelate lui e la vostra relazione: l’insegnante magari non ci ha pensato, ma sta commettendo un grande errore. Rimproverare un bambino, davanti all’uscita della scuola, davanti agli altri bambini e ai genitori, o riportare al genitore ciò che è accaduto in classe, ovvero nel suo spazio sicuro, corrisponde ad un tradimento. L’insegnante lo tradisce e vi comunica delle cose davanti a lui.
Quando avete il sentore che l’insegnante stia per fare una cosa del genere, voi deviate la discussione, chiedendo un messaggio o una mail.
Non fate il genitore che vuole sapere, ansioso, in quel momento. Quello è deleterio: diventate complici di un’azione sbagliata, fatta con leggerezza.
Quando la scuola in qualche modo vi dichiara che c’è una situazione così a rischio e inizia a ventilarvi, per sua incapacità di gestione, uscite anticipate o la necessità di uno specialista, dovete ricordarvi il diritto allo studio (art. 34 della Costituzione). L’esonero da scuola non è previsto dal diritto allo studio, né che ci sia un alleggerimento delle ore di scuola per un bambino che non ne abbia bisogno per motivazioni diagnostiche.
Dobbiamo quindi trovare altre soluzioni:
si deve accogliere il messaggio della scuola come incapacità, da un lato, e di arrendevolezza dall’altro, ma dobbiamo trovare una soluzione alternativa, perchè i tuoi figli hanno il diritto di apprendere in modo in cui funzionano.
Non si può nel 2022, con tutte le conoscenze di neuroscienze, pensare che i bambini apprendano tutti nello stesso modo. E badate bene, sto usando la parola apprendimento, non studio, perchè a scuola non si va per studiare, ma per apprendere.
E qual è la grande differenza fra studiare e apprendere?
Si apprende tutta una serie di competenze e abilità che servono per la vita, comprese quelle che servono per stare con gli altri, quelle per parlare, per comunicare, per saper gestire le mie emozioni.
Non posso che appenderle nell’ambiente classe, perchè ci sono altri 20 bambini insieme a me. Quindi non posso apprenderle nell’1:1 in casa. Si parla di un processo formativo, ovvero il meccanismo che porta a formarsi, indispensabile affinché il tuo bambino diventi un adulto sereno felice, sereno e integrato nella società.
Vi trovate magari in una situazione come questa, con un figlio che sta in un quadro di immaturità emotiva (e che quindi fa fatica a sostenere il giudizio, ha una bassa autostima, fragile) e che inizia ad avere dei comportamenti sgangherati.
A volte possono essere anche violenti, specialmente nei maschietti, mi sento di dire, in cui una spinta può diventare un lancio (e le insegnanti si spaventano per questo) e anziché di preoccuparsi di ciò che sto per dirvi, si preoccupa di allertarvi.
È un buon segno che vi allertino, perchè da una parte voi avete l’opportunità di fare qualcosa, che 99 su 100 è lavorare voi sul vostro stile genitoriale, sulla vostra comunicazione, emotività come si fa dentro il Percorso Jeditors e nei Corsi Jic.
Ritornando al diritto allo studio,
loro hanno anche il diritto a crescere, anche se sono fragili, anche se in certi momenti sono complessi, anche se sputano in faccia ad altri bambini, fanno parte di quella classe e hanno diritto a continuare a stare in quella classe ma nel modo adatto a loro, ovvero compresi.
Poi il gruppo di lavoro con voi come protagonisti deve pensare a strade utili, ma è troppo facile dire…allontaniamoli da scuola o evitiamogli alcune cose.
Se la fragilità è invece una disabilità il quadro cambia ma anche qui sei tu genitore a portare avanti i bisogni di tuo figlio che in fila di priorità sono : autonomia e comunicazione, socialità e apprendimenti.
Quindi, il lavoro dell’insegnante è importante: vi chiedo sempre di non litigare con le insegnanti, ma di ricordare loro quanto è importante il loro lavoro e che dunque lo svolgano.
Tutti i vostri figli hanno il diritto ad essere inclusi, insieme a voi genitori. Se voi vivete, per un qualche motivo, una sensazione di esclusione, perchè iniziano ad additarvi come i genitori di “Maria che sputa a Giovanni”, questo non è diritto allo studio.
Quindi, dovete chiedere alle insegnanti di aiutarvi a smontare questa situazione. Non vi può aiutare qualcuno dall’esterno, perchè nasce all’interno della scuola.
Hai tutto il diritto ad essere aiutato perchè questo intervento collaborativo avrà dei risvolti positivi sulla tua relazione con tuo figlio:
- Ti sentirai efficace e lui percepirà di essere al sicuro
- Ti sentirai utile e lui percepirà che ci sono soluzioni
- Ti sentirai sereno che la strada è individuata e lui percepirà che c’è un suo posto nel mondo
Questa armonia si ottiene se ti metti in gioco come genitore, se ti assumi la responsabilità di cambiare e di imparare a fare meglio ogni giorno, anche con l’aiuto giusto.
Come dico spesso un atto eroico è una volta nella vita, ma il coraggio del genitore è ogni giorno.
Se non si fa, diventa tutto complicato. I bambini non vogliono mai diventare un “caso” della classe. Loro vogliono sempre essere “uno della classe”
È importante, però, non cadere nel tranello di identificare il bambino con il comportamento e di iniziare a costruire intorno al bambino un’aurea tale per cui alla fine diventa problematico, perchè tutto viene visto in ottica del sintomo e dunque del comportamento.
Il trucco è sempre capire come mai accadono le cose: dovete lavorare, perchè i vostri bambini imparano da voi, non imparano totalmente dal mondo scuola.
Ci tenevo a fare questo passaggio perchè vi ricordo che vi venisse in mente di rivolgervi a me per andare a discutere con la scuola, non mi ci trovate come non mi trovi se mi chiedi di “riparare” i comportamenti di tuo figlio.
Se, invece, mi chiedete di aiutarvi a trovare una mediazione con la scuola funzionale, affinché siano rispettati i diritti di vostro figlio, e anche vostri, per crescere in modo armonico, mi trovate sempre. In un clima, ovviamente, di trasparenza: in alcuni casi, le valutazioni diagnostiche devono essere fatte.
Se mi chiedi di affiancarti nel migliorare la tua capacità di osservazione, di relazione e di comunicazione con tuo figlio ho tanta esperienza e proposte che ti riaccenderanno il sorriso in famiglia.