A volte accade che un figlio abbia delle difficoltà, difficoltà oggettive, concrete …che contaminano il suo stare all’interno della scuola primaria. (Oggi non ti parlo di DSA o altri disturbi)
In prima primaria -sopratutto- è facile che un bambino o una bambina possano vivere delle fragilità (emotive? relazionali? didattiche? attentive?) e spesso queste muovono le mamme a chiamarmi.
Cosa significa avere delle difficoltà oggettive nei primi anni della primaria (una selezione, prossimamente parlerò anche di altri aspetti):
i bambini approdano alla scuola primaria e in generale alle novità dei nuovi apprendimenti con approcci diversi, una parte di loro abbastanza imbarazzati, non particolarmente entusiasti e così giungono alla scoperta della lettura e della scrittura molto preoccupati, molto insicuri.
A volte non si comprendono neanche con i loro maestri/e e pensano di essere ancora più in difficoltà solo perchè non è nato “a bomba” un buon feeling, che li aiuta a decodificare cosa sta avvenendo nelle ore di scuola.
Quando un bambino, una bambina arrivano molto preoccupati, molto insicuri, si fanno già delle aspettative che attivano una certa ansia. Diventano dei teneri bambi nel bosco, che possibili reazioni o di chiusura e timidezza o di aggressione e agitazione.
Questo stato di allert continuo, comporta che il messaggio didattico ad esempio legato alla letto-scrittura (ma potrebbe essere relativo al calcolo o alla logica) arriva a tuo figlio con delle interferenze.
Ovvero non riescono a comprenderlo, a porsi in posizione di accoglienza perché la loro emotività gli fa dei brutti scherzi.
Qualcuno, a scuola è molto più preoccupato del fatto di essere a scuola lontano da casa, senza le loro cose … altri ancora non hanno fatto tanta amicizia …oppure c’è una situazione con qualche compagno di classe diciamo un po’ conflittuale
Insomma
Ci possono essere un insieme di cose che li disturbano e distraggono e tuo figlio è molto più orientato a preoccuparsi del contesto e di se stesso piuttosto che stare lì ad ascoltare l’insegnante.
Come è evidente capire…questi tumulti emotivi portano a confondere un bambino/a su tutte le aree. A rallentare il suo apprendimento.
Ecco questo è sicuramente un primo problema: se io non riesco a stare connesso con quanto avviene in classe, con quello che l’insegnante mi trasferisce durante la giornata perdo dei pezzi e questi pezzi poi non riesco a recuperarli facilmente.
Non riesco a recuperarli al punto tale che quando arrivo a casa qualche genitore si sente costretto a attuare una sorta di ripetizioni.
Se da un lato li aiuti a recuperare, in realtà gli stai anche dicendo che è vero che loro sono indietro, che è vero che loro non hanno capito, che loro non ce la fanno …
allora a quel punto loro arrivano a un certo punto a fare una chiusura rispetto ai compiti, a mettere le mani avanti con rifiuti, a non voler sapere più nulla. Questo da origine a uno stato conflittuale familiare.
Il compito della genitorialità è saper dire “VAI” quando necessario. La sfida della genitorialità è riuscire a tenere insieme l’”Eccomi” e il “Vai”, la nostra risposta all’esigenza dell’appartenenza e quella dell’erranza dei nostri figli.
cit. Recalcati
Le difficoltà oggettive come un’insicurezza, un’ansia da prestazione, una preoccupazione, l’emotività da regolare, possono complicare lo stare a scuola di tuo figlio o figlia
Bambini e bambine ancora molto preoccupati e centrati sulla relazione umana, sulla relazione con l’adulto significativo che si perdono quindi dei pezzi durante la lezione e la spiegazione.
I bambini spavaldi “che sanno già tutto”
Figli chiacchieroni, vivaci, intellettualmente curiosi, si vede che sono brillanti, sembravo fortezze già da piccolissimi …ma didatticamente perdono pezzi.
Come mai perdono pezzi?
Qualcuno di loro si potrebbe dire semplificando “peccano di presunzione”. Sono i tuoi figli del “sì già lo so, l’ho già fatto, l’ho già capito, l’ho già provato” che noia… E scatta questo meccanismo di blocco rispetto alle informazioni che stanno arrivando.
E quindi cosa succede a scuola?
La maestra o il maestro ripetono, ri-narrano un contenuto, lo stesso insegnamento, lo stesso tipo di problema …e tuo figlio si annoia, si sgancia, perchè sente di aver già acquisito quella competenza. Appunto SENTE, ma non è detto che sia vero in profondità .. semplicemente hanno colto il senso dell’argomento, ma per farlo proprio e assorbirlo occorre un pò di esercizio. Solo tuo figlio o tua figlia che è abituato a dire “già lo so”, soltanto perchè lo ha fatto una volta cercando di dominare (controllare le proposte e gli adulti) rischia di perdersi parti di studio e di apprendimento.
Questo spesso si origina a casa, dove è abituato a decidere lui (lei) i tempi e i modi, dove è troppo lodato e spesso “pompato” come bravissimo ( e poi però non gli viene data l’opportunità di trovare ostacoli, perchè spianati dal genitore). Questo atteggiamento alimentato con buon cuore mette in atto anche una svalutazione della scuola, e quindi non c’è brama di sapere rispetto al messaggio dell’insegnante.
-diverso se si parlasse di Plusdotazione e aree di eccellenza-
Ora l’errore più comune che viene fatto dai miei colleghi da sempre è quello di dire che i bambini hanno dei problemi – l’università un po’ ci forma così-dopo tantissimi anni di lavoro sul campo posso affermare che non è il bambino ad avere problemi ma ci sono situazioni che vanno sapute capire.
Tuo figlio o tua figlia devono essere osservata, capiti, ascoltati.. e poi contenuti, guidati anche “antipaticamente”.
Il mio metodo Jeditors vuol guidarti a imparare ad agire proprio secondo questa linea di azione: osservare, capire, ascoltare … e poi contenere e guidare anche “antipaticamente”.
È da qui che nasce Jeditors e le consulenze, è da qui che nascono i Corsi JIC mensili, la divulgazione tramite i Podcast gratuiti
Darti degli strumenti quindi se i vostri figli hanno queste difficoltà voi per prima cosa dovete iniziare a capire da dove originano.
Quindi rispetto all’argomento di oggi:
Il punto è per tutti quei bambini e quelle bambine, ragazze e ragazzi che non hanno un disturbo dell’apprendimento ma che hanno delle evidenti difficoltà, che vivono lo studio, l’apprendimento, il fare con disagio
bisogna capire il perché e lo devi capire tu, lo devi comprendere tu, devi essere tu che sei quello che è accogliente, quello che dà soluzioni, specialmente quando sono piccoli, quello che insegna la strada per quando sono più grandi ..e non lo deve fare qualcun altro tipo Maga o Salvatrice (forse in un secondo momento potrebbe essere necessario l’intervento diretto della specialista per quelle complessità dove serve un tecnico).
A questo punto, se hai bisogno di essere aiutato ad aiutare tuo figlio o tua figlia CONTATTAMI pure >>www.vaniarigoni.it
Buona giornata!